Il rotondo della volta celeste poggia sulle quattro montagne. Sono le colonne agli angoli del quadrato di Terra.
Kung-Kung, Genio del Vento, mostro serpente dal volto umano, semina terrore. Il messo imperiale, armato di luce, lo ferisce a morte. Ma quello si avvinghia in spire alla Montagna di Nord Ovest. E’ colonna del Cielo. La spezza. Il Cielo scricchiola, in parte va in pezzi. Sono cascate di massi e diluvi. Cede di lato, poi si assesta. Da allora il cielo è così, un poco inclinato sul tavolato terrestre.
Nuwa, la figlia del Dio delle Acque, cattura la Grande Tartaruga. Le taglia le zampe. Ne fa nuove colonne del Cielo. Poi ripara la volta azzurra crepata, con pietre dei cinque colori. Ancora oggi di notte le vediamo risplendere. Le stelle. Riporta ordine in terra. Sposa il fratello Fuhsì. Noi umani proveniamo da loro.
Kun, trasformato in tartaruga mostro a tre gambe contende all’imperatore il potere. Se vincesse sarebbe il disordine. Ma è il sovrano che vince nella gara di danza. Kun è esiliato ai confini dell’impero.
Uno dei figli del Sole, Kun, scatena le Grandi Acque a sconvolgere Cielo e Terra. E Yu è suo figlio. Figlio di chi ha tentato il diluvio.
Comunque sia, nel diluvio la storia di Yu prende avvio. E’ diluvio durante l’impero di Yao. Ed ecco Kun. Ancora lui. Ma qui Kun è figura dell’uomo forte, l’eroe, colui che nell’immagine procedente era il malvagio ed il reo. Il consiglio dei capi gli affida il compito di fare discendere le acque.
Nove anni di sforzi. Kun tenta di opporsi alle acque. Argini e dighe. Fallisce. Condannato. Yao lascia l’impero a Shun. L’inondazione continua e chiamano Yu, il figlio di Kun, al compito fallito dal padre. Tredici anni di fatiche indicibili. Scava i letti dei ruscelli, draga i fiumi e li sprofonda fino al mare. Ridisegna canali di scolo, valli, montagne, spartiacque. Li fa conformi all’Ordine, di cui ha ed è immagine.
Non si oppone ma asseconda l’inondazione. Il suo impegno è premiato. Le acque discendono. E’ imperatore. Dà inizio alla dinastia Hsia.
Yu ha potenti alleati.
Dal Fiume Lo viene la Grande Tartaruga, e porta sul carapace il Lo Shu, Lo Scritto del Fiume. Immagine dell’ordine celeste.
Dal Fiume Giallo viene il Cavallo Drago e sul manto reca l’Ho Thu. Il Disegno del Fiume. Immagine dell’ordine terrestre.
Figure e disposizioni di numeri evidenziano rapporti e leggi naturali. I Quadrati Magici, ove numeri e astri, divinazione matematica geometria logica coincidono. Segni precisi dei codici cosmici. Le Nove Sale. E’ a questi parametri che Yu impronta il lavoro.
Con questi metri misura le Nove Montagne, i Nove Fiumi, le Nove Paludi e li rende così luoghi sicuri. Fonde il metallo dono dei Nove Pastori, e forgia i Nove Calderoni, ove incide forme ed immagini di tutti gli esseri sotto il cielo. Gli emblemi del mondo. Seppellisce i Nove Calderoni nelle Nove Regioni della Terra, e assicura così ordine e pace all’impero.
In verità è Yu stesso, l’uomo, la voce, la statura, il passo, è lui il metro degli equilibri fra Cielo e Terra. E gli Dei che lo riconoscono gli forniscono i diagrammi divini. Ma è Yu è l’unità di misura.
Così la strada, il cammino che Yu segue durante l’impresa, correndo qua e là per tutta la terra a prestare soccorso, diviene modello dell’ordine di cui è espressione. Le impronte di Yu sono segni rituali. Non cammino ma danza ed archetipo. La danza di Yu, che ancora oggi vive. Ove il percorso e l’impronta calca l’ideogramma Wang, il Pontefice, il Re, il mandato divino. E’ questo il rituale terrestre. E’ la verticale che riunisce i tre segni orizzontali, il Cielo, I’Uomo, la Terra. E’ il Cielo fatto Uomo in Terra. E nei tratti puoi riconoscere le nove regioni.
In altra grafia, la danza di Yu dà figura al mondo, è spirale di vita, e al centro dà forma al Grande Maggiore, l’Orsa Maggiore, che è porta celeste fra l’Uomo e il Cielo. E’ questo il cammino celeste della danza di Yu. I due fondamentali percorsi di questa danza rituale, reciproci e complementari, evidenziano il quadrato ed il retto da un lato, dall’altro la spirale e il cerchio. Sono la Terra ed il Cielo dell’uomo, ed è Yu, lo zoppo, il diverso, che con il suo passo strascicato li attua. E’ l’ordine dell’asimmetrico, la nota legge del Li. E in entrambi i momenti, le impronte spaiate dei cammini di Yu segnano e insegnano in Terra e in Cielo i Numeri e nel numero chiamano equilibri di unità e di totalità.
Yu è tutto preso nel compito. Mani e piedi coperti di calli e ferite si trascina al lavoro. Yu è zoppo.
A Nord ha consolidato la Montagna delle Pietre Accatastate che produce il ferro delle spade luminose che fendono la giada. E’ il monte Kunwu che il serpente maligno aveva spaccato. E senza posa si aggira ad ispezionare l’universo, lui che è l’incontro dell’universo esteriore e dell’universo interiore. Proprio lui che è zoppo. E’ la danza siderale. La danza dell’unità e della diversità. Le impronte segnano nel cielo la ruota cosmica, e al centro è la porta sul precedente e sull’indifferenziato. E’ l’uscita dal tempo e dallo spazio, l’entrata nella matrice.
Il metro di accesso è la diversità del camminare di Yu lo zoppo. Il suo passo claudicante è la chiave dell’ordine non ripetitivo, la regola cosmica. La danza diviene così cosmica. Bei-dou, l’Orsa Maggiore è il palco e la porta della rappresentazione.
Gli spiriti siderali, i Governatori del Cielo ci sono compagni nel rito. Alla Luna lo sciamano chiede perdono, al Sole chiede vita, all’Orsa chiede di cancellare la propria natura, ai Pianeti di segnare la propria immortalità. La danza immette così nella vita oltre la terra. Dall’Orsa Maggiore, l’Occhio del Cielo, non vi è limite per lo sguardo celeste. Si intravedono le Stelle Nere, che formano nel cielo un’altra Orsa, Scura, che segna la prima proprio come l’ombra segna nella terra l’immagine del corpo.
Con l’Orsa a piombo sul capo, lo sciamano dispiega il manto di seta con le stelle dipinte e, rivestito di stelle, con la dritta dell’Orsa davanti a sé, danza. Attento a non calpestare Zhen-ren, la terza stella, e nessuno racconta di averlo fatto. E danza in un senso e nell’altro, poiché Bei-dou, I’Orsa, è l’Origine e il Ritorno.
Segnate le stelle dell’Orsa sulla stuoia, lo sciamano vi è disteso sopra. Il piede sinistro è sulla stella Fu, il destro sulla stella Bi, le braccia sono incrociate sul torace, la mano destra è sulla quarta stella, la sinistra sulla seconda. Nella meditazione prende forma la Divinità che risiede nell’Orsa, lo sciamano ne assorbe l’essenza. Il suo corpo è ora luminoso. Le stelle dell’Orsa sono ora sette ragazzi che alimentano lo sciamano della Luce dei Sette Tesori. E’ così che dalle stelle dell’Orsa viene nutrimento per gli organi e il corpo dell’adepto.
Poi lo sciamano si alza. Il passo claudicante di Yu è ora il fremito del medium in trance.
Con la mano sul cuore e l’altra che segna il passo successivo, lo sciamano calpesta la stella. Con gli occhi chiusi trattiene il respiro ed ingoia la saliva. Il piede destro in avanti, il sinistro indietro. Allora porta più avanti il piede destro e solo quando lo appoggia rilascia il respiro. Poi richiama il piede sinistro. Questo è il passo. Invocata, appare allora la divinità.
Il rituale recita: “Marciare sulla rete celeste è l’essenza del volo nei cieli. Lo spirito della marcia sulla terra, la verità del movimento dell’uomo”.
Ora è il matrimonio di Yu. Ma il diluvio ed il compito chiamano. Yu abbandona la giovane sposa e la casa. Per tredici anni non vede né lei né il bambino. Trascura la famiglia e se stesso. Infangato e stravolto, tre volte davanti alla soglia di casa di passaggio, non entra. Deve andare. Non ha tempo per sé. La pioggia lo lava, il vento lo pettina. Ogni istante è prezioso per arginare il diluvio.
Si è spinto fino alla Terra del Nord, fino all’Oceano del Nord.
Ha raggiunto la Montagna Anfora a forma di Vaso, da cui sgorga la Sorgente Divina. Ha conosciuto 1′Acqua Miracolosa.
Si è recato nel Paese delle Genti Nude, e per entrarvi si è levato le proprie vesti e le ha riindossate solo al ritorno.
Yu è stra abbruttito. Ha forma e movenze di orso. Yu è orso. Orso è deità di stabilità e di potenza. E di rapporto con il caotico, il trascendente, il demoniaco. Yu è deità ambivalente. E’ uomo, salvatore, portatore di ordine. E’ entità sovrumana, in rapporto con spiriti e dei. In rapporto con caos e disordine. Da lì trae potere, vigore. Per il compito immane. Yu dunque ora è orso. La moglie lo vede. E’ orso, lei fugge, lui la sta per raggiungere e vergogna e paura la trasformano in pietra. Roccia dura. Yu sopraggiunge. Era gravida. La roccia si spezza.
Nasce Chsu. Il figlio di Yu. E’ la dinastia che continua, è il passato che ritorna. La tradizione ci informa che anche l’imperatore Chou, il figlio di Yu, vide il terremoto e l’inondazione. I Tre Fiumi della provincia del Nord ruppero gli argini e strariparono e Chou, come suo padre, dovette porre rimedio.
Il tempo corre come la nuvola in cielo. Dinastie come giornate.
I potenti al mattino sono dimenticati la sera. Il nuovo riflette 1′antico. La storia giunge là dove era iniziata. Secoli dopo Yu il Grande, inaspettati due draghi fanno visita ad un re Hsia. Sono buone anime di antenati. Donano al re la loro bava schiumosa. Avvolta in una stoffa, riposta in uno scrigno prezioso, la bava del drago è nascosta. Alla dinastia Hsia succede la dinastia Shang. Poi vengono i Chou. Il decimo sovrano dei Chou ordina di aprire lo scrigno. Il suo nome è Li e suona come quell’altro Li, l’Ordine Asimmetrico della Natura, la Regola Cosmica. Ed egli ordina, secondo il proprio nome, ciò che è nelle cose.
Aprono dunque lo scrigno. Stupore. La schiuma inonda il palazzo. Spavento. Le regine inviate nude di fronte alla bava dilagante suscitano incantesimi. La schiuma si trasforma in lucertola nera e corre agli appartamenti muliebri. Una vergine la nasconde. Sette anni dopo, fatta donna, ingravida e partorisce una bimba che va sposa al Re di quel tempo di nome Yu. E nel nome di questo, secoli e secoli, generazioni e generazioni più tardi, ritorna quell’altro Yu, il Grande, lo Zoppo, l’Antico. Lo stesso. Come nel fondo del pozzo riflesso.
Il cerchio si è chiuso a nodo su tempi, storie, esperienze, emozioni elemento di coscienza. E noi leggendo sciogliamo quel nodo e l’evento ci riconosce. La danza ci invade.
Nessun commento:
Posta un commento