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lunedì 24 marzo 2014

Una volta yin una volta yang, è così che funziona

Possiamo riassumere yin yang con una frase celebre dell’Yijing: "Una volta yin una volta yang, è così che funziona”. 
Nella scrittura i cinesi hanno inventato delle rappresentazioni astratte di yin e yang. 
In occidente siamo abituati a pensare con immagini astratte, mentre i cinesi sono abituati a pensare per immagini naturali, ma in questo caso sono arrivati a un’astrazione (Yin: disegno doppio, rapporto con il ritmo, la ripetizione, il tempo.
 Yang: un tratto con un solo movimento, azione unica, concentrazione di forze). 
Soltanto guardando i tratti possiamo cominciare a dire che yin corrisponde a difesa, cioè diluire le forze nel tempo, mentre yang corrisponde a attacco, cioè concentrazione di forze in un punto.
 Ai cinesi piacciono i numeri. Siccome hanno una concezione ritmica della vita, i numeri li aiutano a trovare dei punti di riferimento a questi ritmi, allora yin corrisponde a 2 e a tutti i numeri pari e yang al numero 3 e i dispari.
 Perché non al numero 1? Il difetto di 1 è che descrive l’inizio. La ricerca delle origini è una malattia dello spirito, malattia che gli indoeuropei hanno da tanto tempo. In Cina la parola Dio-creatore non esiste. All’inizio c’era l’impulso. Quindi l’1 si lascia da parte.
 Si inizia dallo yin. Ogni cosa comincia sempre con un tempo yin, è un detto cinese. Questo vuol dire che non possiamo dire mai quando qualcosa è cominciato.
L’anno nuovo è chiamato dai cinesi ‘festa della primavera’, mentre per noi la primavera inizia il 21 marzo, periodo che è invece verso la fine: corrisponde all’apertura del bocciolo, all’esplosione, all’inizio della parte yang, visibile, della primavera. Che è preceduta da una parte yin, che però non si sa quando è cominciata, perché è avvenuto sotto terra. Esempio: ideogramma ‘legno’, la forma antica mostra un tronco, rami e radici. Per noi invece in genere il disegno di un albero non mostra le radici, mentre nell’ideogramma ci sono.
Nell’ideogramma di ‘erba’ non ci sono radici, perché l’erba cresce solo in primavera e estate, mentre gli alberi crescono tutto l’anno, in estate vanno verso l’alto e nell’inverno vanno verso il basso, durante l’inverno l’energia si accumula nella terra. C’è un momento in cui questo movimento si inverte e l’energia comincia a montare verso i rami, questo momento è l’inizio della primavera. Quando si arriva in alto è la parte yang della primavera, quella che conosciamo tutti; e dato che questo cambiamento avviene dentro alla terra non si può sapere quando avviene esattamente, solo il periodo. Infatti la ‘festa della primavera’ è mobile, mai prima del 7 gennaio e mai dopo il 15 febbraio.
Poi c’è la festa della luna piena d’autunno.
 Associare il numero 3 allo yang ci dà un’immagine molto interessante: yin e yang non sono opposti, ma variazioni, e – osservando il disegno della linea yin e di quella yang – si nota che la variazione avviene su un terzo soltanto, quando è vuoto è uno yin, quando è pieno è uno yang.
 Traduzioni come uomo e donna sono pessime, uomole donna sono le caratteristiche più fisse sulle terra, tranne poche eccezioni si nasce uomo e si muore uomo, idem donna.
 Più interessante ancora: yin e yang non sono uguali.
 Il disegno del dao, con yin e yang che nascono uno dall’altro, il taijitu, compare nel 12° secolo. Ci piace molto, è molto greco, è geometrico, piace alla nostra logica, ma ha il difetto di farci credere che yin e yang siano equivalenti.
 La linea curva ci dice che lo yin è sempre lì e lo yang è quando succede qualcosa che ce lo fa dimenticare. Lo yin riguarda la struttura, lo yang il cambiamento e il movimento, ma non ci può essere movimento se non c’è struttura. L’ho capito da mia figlia a sette anni mi chiede ‘dove vanno le stelle di giorno’ le stelle sono sempre lì ma il sole impedisce di vederle.
 Nel taijichuan e nel Qi Gong prima dell’apertura c’è l’immobilità, la coscienza dei piedi e del suolo, cioè le radici dell’albero, i due punti di appoggio dello yin, poi facciamo dei movimenti, i piedi continuano a toccare il suolo, ma lo yang ci fa dimenticare lo yin.
Il segno dell’albero, per via di  ciò che rappresenta, è stato scelto per dare il nome all’energia della primavera. Quando si dice ‘legno’ e non ‘albero’ si pensa con il modo greco e non cinese.
 


La linea yin rappresenta una forza centripeta, dobbiamo immaginarla come animato, e il movimento fa sì che i due bordi dei tratti si avvicinano, i due pezzi si avvicinano, diventano continui, cioè una linea yang. Quindi compare una forza centrifuga, che stira la linea, e si forma un buco, che diventa sempre più grande, cioè si apre e si forma linea yin, che comincerà a avvicinarsi, e così via.
 C’è una preparazione lenta nell’avvicinarsi e nell’allontanarsi, e poi c’è un passaggio che avviene di colpo. Ciò avviene in tutti gli eventi biologici, e psicologici. 



Fonte: Il senso dell’Yijing: un ponte tra tradizione teorica e pratica della consultazione, 
di Letizia Frailich

 

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