La prima posizione della pratica del Qi Gong è il Wu Ji. Nel Wu Ji portiamo il respiro nel Dan Tian, focalizzando la nostra intenzione nella zona del Qi Hai e portando l'attenzione all'interno.Gradualmente ci svuotiamo dai pensieri che ci portano via dalla presenza nel qui e ora e gradualmente, attraverso un respiro che si fa sempre più embrionale, raggiungiamo uno stato simile al Wu Wei, dove tutte le possibilità sono presenti ma nessuna azione è in atto. E' uno stato in cui sperimentiamo uno dei cardini della filosofia Taoista.
Il Wu Wei può essere inteso come un'azione non-duale, che è l'azione in cui non esiste separazione tra il soggetto e l'oggetto.L'azione della non-azione si realizza quando non c'è
alcuna differenza tra il sé e il mondo, tra la consapevolezza di un
agente che compie l'azione e l'azione oggettiva che è compiuta. L'agire
risulta senza sforzo perché l'agente coincide con l'azione stessa.
Il wei wu wei taoista è il rifiuto da una
parte di un'azione oggettiva e dall'altra di un soggetto agente; il
dualismo sorge perché l'agire tende a un risultato, alla realizzazione
di uno scopo che si ha in mente. L'unica via per trascendere il dualismo
del sé e dell'altro è di agire senza intenzionalità, senza
l'attaccamento a un fine progettato. Svanisce allora quella frattura tra
la mente che si prefigge una meta e il corpo utilizzato per ottenere
quel risultato.
L'apparente paradosso del wei wu wei si risolve
alla luce della non-dualità dell'agente e dell'azione oggettiva; solo
nell'agire non-duale scompare il senso di consapevolezza dell'ego al di
fuori dell'azione; risulterà a questo punto automatico l'adeguarsi al
corso naturale degli eventi e alla spontaneità della natura.
Il wu wei, l'agire taoista, richiede la massima attenzione in ogni circostanza; la mente, hsin,
termine che in cinese letteralmente significa cuore e che nell'antica
Cina indicava l'organo di pensiero, deve essere perciò sgombra da
qualsiasi interferenza che ne oscuri la lucidità, e viene così
paragonata da Chuang-tzû a uno specchio che riflette chiaramente la
realtà circostante:
«...L'essere umano realizzato usa la mente come uno
specchio; non accompagna le cose come vanno o le accoglie come vengono,
egli reagisce e non trattiene. Perciò è in grado di conquistare le cose
senza patire una ferita...»
L'essere umano realizzato è il saggio, la cui mente riflette come uno
specchio la situazione che si presenta di volta in volta senza
trattenere le valutazioni che confondono la chiarezza di visione.
I riferimenti a hsin sono quasi tutti associati
al saggio illuminato, la cui differenza dagli altri uomini risiede
nell'uso della mente, nella sua capacità di rispettare lo spontaneo
armonizzarsi della natura, in grado di praticare l'atteggiamento mentale
del "sedere e dimenticare", consistente nel rimuovere quei pensieri che
creano fratture tra l'essere umano e il corso naturale, tra l'Unità e la
Molteplicità.
Il "dimenticare" o il "purificare la mente", renderla
limpida come uno specchio, sono il solo mezzo attraverso cui si possa
realizzare il wu wei, e così conformare se stessi alla spontaneità del Tao,
evitando di stabilire distinzioni assolute e regole artificiose che
fanno perdere di vista l'Unità del cosmo e la sua fitta rete di
correlazioni, le quali, se rispettate, non possono non fare agire l'uomo
nel modo migliore.
«...Così è detto del saggio: nella sua vita
procede con il Cielo, nella sua morte si trasforma con le altre cose.
Nella calma condivide il Potere di Yin, nel moto condivide l'impulso di
Yang. Non si muove per primo per trarre vantaggio, non prende
precauzioni per evitare guai: solo se stimolato reagisce, solo se spinto
si muove, solo se è inevitabile si erge. Rifiutando la sapienza degli
antichi, prende a modello il Cielo...»
Prima di reagire il saggio rispecchia ogni situazione
com'è obiettivamente; come uno specchio quindi riflette solo il
presente, non è saturo di informazioni trattenute dal passato con il
rischio di rimanere intrappolato in atteggiamenti obsoleti; e non è
neppure proteso verso il futuro, con l'intenzione di raggiungere una
meta precedentemente stabilita. Il saggio allora non viene distratto da
fuorvianti tensioni e percepisce ogni circostanza come nuova:
«...Kuan-yin diceva: "Non fermarti in posizioni
fisse: le cose come prendono forma si manifestano. In moto sii come
l'acqua, in quiete sii come uno specchio, rispondi come un'eco"...»